Addio a Bearzot, il tuo Mondiale resterà per sempre il più bello.

Una cavalcata irresistibile, partite tiratissime, giocatori irripetibili, avversari di grandissimo livello battuti con caparbietà e soprattutto con merito.

La Nazionale italiana di calcio ha vinto quattro titoli mondiali in epoche e contesti differenti, ma l’ edizione di Spagna 1982 rimarrà per sempre nelle nostre memorie ed è stata sicuramente la più bella.

In queste ore è morto Enzo Bearzot.

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Benvenuto a Cesare Prandelli, ma la rifondazione sarà difficile.

Soffia un leggero vento nuovo nel Club Italia dopo la clamorosa e per certi versi umiliante disfatta africana. Cesare Prandelli con l’ amichevole di stasera a Londra contro la Costa d’ Avorio, un test di tutto rispetto anche senza i tre punti in palio, debutta sulla panchina azzurra. L’ ex tecnico viola ha rinunciato al proseguimento del lungo rapporto fiorentino per diventare selezionatore. Una tappa della sua carriera che sicuramente gli procurerà molto prestigio, ma che si preannuncia difficile poiché tutte le nazionali che hanno collezionato brutte figure dopo i mondiali hanno avuto bisogno di tempo e fortuna prima di tornare al successo mentre i ricambi generazionali al momento soffrono di qualità e personalità.

Con il rinnovamento sono stati cambiati alcuni quadri importanti in diversi settori,  ma restano inalterati i vertici dirigenziali e politici del consiglio federale.

Dopo Sudafrica 2010, oltre Lippi andava sostituito anche il Presidente Giancarlo Abete, uno dei maggiori responsabili del fallimento ma  soprattutto poco attivo sul piano internazionale dove per ben due volte negl’ ultimi anni l’ Italia si è vista sottrarsi l’ assegnazione di manifestazioni importanti.

E se la prima era accaduta poco dopo il ciclone di Calciopoli, e quindi poteva avere delle scusanti, poiché l’ intero universo calcistico italiano  doveva riprendere credibilità, la seconda ha certamente numerose colpe di Abete e dei suoi alleati.

L’ inserimento in queste settimane  alle loro competenze di Baggio, Rivera e Sacchi hanno una valenza sopratutto tecnica con il compito di visionare, consigliare e proferire  nei vivai fino ad oggi trascurati e nelle nazionali minori, da sempre trampolino di lancio per quella maggiore.

Un ottima idea, tre personaggi che hanno sempre fatto bene al calcio italiano che se però non troverà concordia con la politica della federazione potrebbero diventare ininfluenti.

Ma è comunque un piccolo passo avanti, un dato di fatto positivo, un iniezione di fiducia visto che tra meno di due anni si giocheranno gl’ europei, ma è doveroso ricordare che  la crisi azzurra ha radici più vaste e coinvolge perfino l’ ambiente fuori del rettangolo verde.

Nei  primi ventitrè che Prandelli ha distinto e che avrà modo di cambiare in futuro non sono mancate però qualche sorpresa e alcuni dubbi.

Portieri: Marchetti (Cagliari), Sirigu (Palermo), Viviano (Bologna).  Difensori: Antonini (Milan), Astori (Cagliari), Bonucci (Juventus), Cassani (Palermo), Chiellini (Juventus), Lucchini (Sampdoria), Molinaro (Stoccarda), Motta (Juventus). Centrocampisti: De Rossi (Roma), Lazzari (Cagliari), Marchisio (Juventus), Montolivo (Fiorentina), Palombo (Sampdoria), Pepe (Juventus). Attaccanti: Amauri (Juventus), Balotelli (Inter), Borriello (Milan), Cassano (Sampdoria), Quagliarella (Napoli), Rossi (Villarreal).

La preferenza di far rientrare nei ranghi Antonio Cassano per la terza volta ci appare obbligata poiché di fantasisti nostrani e possibilmente giovani in Italia ce ne sono pochissimi, ma anche un po’ ripetitiva considerato che il “ Pelè di Bari “ nelle precedenti prestazioni non aveva evidenziato quel salto di qualità che ha bisogno il nostro centrocampo. Come molti atleti dai piedi fini anche Cassano è un ” 9 e mezzo “, definizione che il rimpianto Avv. Agnelli dava a quei giocatori bravi ma non campionissimi ( vedi Roberto Baggio ).

Da non dimenticare poi il lato caratteriale del giocatore. Anche se di recente ci sono stati segni di sopraggiunta maturità resta sempre intricato gestirlo nell’ ambito dello spogliatoio poichè soggetto umorale.

L’ apertura verso oriundi e naturalizzati è un segnale importante visto che nel campionato italiano gli stranieri sono francamente troppi, ma la scelta odierna di mettere al centro dell’ attacco Amauri reduce da una stagione più che deludente, per escludere Gilardino, al momento ci appare poco convincente come quello di affidarsi al blocco Juventus e anche il riprovare l’ emigrante Molinaro e sulla fascia Pepe.

Insomma aspettiamo i risultati prima di innalzare  polemiche. Per adesso è calcio estivo, sperimentazione e allegria.

Come si dice in questi casi in bocca al lupo caro Cesare, ma la strada per la rifondazione è davvero difficile anche se rimane da parte di tutti gli italiani la stima per un allenatore simpatico, affidabile e capace.

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Voilà, Inter Re di Coppe e il trionfo non è ancora finito.

Che la festa continui !! L’ Inter si aggiudicata dopo tantissimi lustri la Champions League. Un bellissimo due a zero con un pò sofferenza cancella l’ ostacolo tedesco del Bayern di Monaco, nell’ occasione orfano di Ribery e consegna la conclusione di una stagione storica con un Grande Slam al Patron Massimo Moratti.

Partita perfetta dei nerazzurri dal punto di vista tattico e comportamentale. Niente da eccepire considerato anche il fatto che in questa edizione i nerazzurri avevano eliminato Chelsea e Barcellona.

La Coppa dei Campioni quindi ritorna a Milano ma stavolta sulla sponda di via Durini. Ha deciso una doppietta di Milito vero eroe e valore aggiunto di questa Inter che stanotte ha dato spettacolo e una grande prova di maturità essendo diventata una signora squadra in un sontuoso crescendo e consolidando un ciclo cominciato alcuni anni fa.

Il successo però è di tutti. A cominciare da Josè Mourinho che l’ha saputa gestire e plasmare, ripetendo il trionfo dopo quello del Porto avvenuto nel 2004.

Il tecnico lusitano per quanto personaggio innovativo, comunicativo,  è comunque ricorso ad un gioco tipicamente all’ italiana in quel campo che sarà il suo destino nella prossima stagione.

A Moratti che stasera vede premiati i numerosi milioni di euro spesi con costanza e abnegazione ed riuscito pienamente a creare una famiglia all’interno del club.

Ai giocatori che per quanto potesse sembrare sono stati abili sull’ erba e compatti come non mai nello spogliatoio.

Con stasera però si aprono ulteriori orizzonti dopo la pazza gioia  che avverrà al ritorno in Piazza Duomo.

Tra pochi mesi  per l’ Internazionale ci sarà la possibilità di salire sul tetto del mondo e aggiudicarsi la Supercoppa Europea, due sigilli che la potrebbero  consacrare definitivamente nell’ Olimpo degli Dei del pallone.

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Inter, sono diciotto. Grazie Roma.

Calcio: Cari fratelli bianchi, firmato Obafemi Martins.Chi vince ha sempre ragione, nonostante ci potrebbe essere qualcosa  da obbiettare. L’ Inter fa diciotto, e a sensazione, per la fatidica  seconda stella da attaccare sul petto non ci sarà da attendere molti anni.

Il sogno che il Tricolore faccia sosta per dodici mesi nella Capitale è durato solamente pochi minuti. Ci ha pensato il Principe Milito, giocatore dell’ anno, con un guizzo straordinario, a togliere la paura.

E che Ibrahimovic rimanga matato nella corrida spagnola, in una stagione fallimentare per l’ ariete svedese e per i “ blancos “.  A Milano hanno saputo fare a meno di lui.

La Storia si ripete, gl’ attori cambiano, gl’ avversari si dannano l’ anima, spendono un fracco di denari e poi capitolano. La fila di allori adesso si allunga considerevolmente, ma forse il bello deve ancora venire.

Che la festa continui. E’  il secondo trofeo in pochi giorni. Una gioia destinata solitamente a chi se la merita e che potrebbe culminare sabato notte nella Storia.

Da italiano e da amante imparziale del pallone gli e lo auguriamo vivamente. E poi, se la dobbiamo dire tutta, i tedeschi non sono mai stati troppo simpatici. Le ambiguità di Obrevo devono essere vendicate.

82 punti in 38 partite, 24 vittorie, 10 patte e 4 perse. Miglior attacco, ( 75 gol ) e miglior difesa ( 34 reti ) del campionato, sono numeri importanti che parlano da se.

Nonostante ciò, come ha ribadito ieri lo SpecialOne, è stato lo Scudetto più arduo della sua carriera. Parole abbastanza sincere e che ci fanno percepire quanto sia difficile stare sopra tutti in Italia.

Il lusitano, oltre gl’ aspetti tecnici, ha il grande pregio di averci creduto nei momenti di “ bonaccia “ quando la sua squadra tornava a casa solamente con un pareggio e le minacce si avvicinavano alle spalle. 

Ma più di tutto in due anni è riuscito a far maturare il collettivo che adesso è a un passo dal salire sul tetto continentale.

L’ Inter attuale non è  quella di Roberto Mancini, la quale si confrontava con antagonisti falcidiati dai processi di Calciopoli oppure quella delle meste figuruccie nelle serate di Champions League  degl’ anni scorsi.

Adesso vince con avversari veri e quindi non esistono scusanti. Barcellona e Chelsea sono quasi il meglio che l’ Europa odierna può proporre a livello di club.

L’ allenatore è stato anche abile ad inserire i nuovi innesti, a tenere la tensione su tutti i fronti, ad evitare i fuorvianti, ed ha imparato nel finale della stagione a parlare poco. Un silenzio opportuno onde evitare le pressioni dei media che avrebbero danneggiato la società e che potevano metterlo a rischio di tenerlo fuori ulteriormente, rinunciando così ad un ruolo di provocatore, di critico pungente, di comunicatore, che è poi nel suo dna.

Nel giorno dell’ ennesimo trionfo il ringraziamento va come di consueto a tutti:  dal Patron che continua a spendere a dismisura, agli zelanti dirigenti, al magazziniere, ai titolari e le riserve, al raccattapalle di turno, ma ci sono due figure chiave del gioco di Mourinho e che si elevano più di altre. 

Il primo  è Milito. Goleador di razza che ha trovato la sua massima espressione nell’ attacco interista. E  il secondo è il  tulipano Sneijder.  Riserva di lusso a Madrid, è stato il perno della creatività a centrocampo, l’ uomo dell’ ultimo passaggio, regalando precisi e talvolta raffinati assist.

Un jolly moderno che ha saputo dettare il movimento offensivo della squadra. Josè Mourinho, lo aveva fortemente voluto, anche di fronte alle perplessità di Moratti e invece si è rilevato un acquisto azzeccato. I successi si costruiscono anche con le intuizioni giuste……

Inoltre, il portoghese,  ha dispensato umiltà sia tattica che personale a tutta la rosa, la quale ha qualche bizzosa primadonna, vedi Balotelli, e comunque giocatori di forte influenza nello spogliatoio. Un rapporto che con i precedenti allenatori è stato frequentemente messo in discussione ma che invece il portoghese è riuscito a dominare.

Mourinho come Herrera ? Difficile dirlo. I tempi sono diversi, gl’ atleti pure,  ma non è del tutto escluso che alcune analogie le potremmo  rintracciare nella personalità.  Certo è che quello di allora era un calcio molto dissimile……

A confronto degl’ altri titoli, l’ Inter stavolta ha avuto qualche “ aiuto “ fondamentale.

In primis un po’ di fortuna. Ma si sa che la Dea bendata sostiene gl’ audaci…….. come nel sorteggio di Nyon che nei quarti di Champions gli ha offerto il club  più comodo e debole del tabellone, e che gli ha  dato la possibilità di risparmiare forze ed energie mentali per i turni successivi.

E poi il successo all’ Olimpico contro “ l’ assente “ Lazio a poche giornate dalla fine.  Una macchia oscura, da sollevare  sospetti di “ combine “ anche in considerazione dei rapporti che legano le due società,  che senza di essa forse non le avrebbe consentito di trionfare. E’ stato lampante il pochissimo impegno dei biancocelesti, un comportamento da sottoporre immediatamente ad un eventuale  indagine sportiva.

“ Grazie Roma che ci fai piangere e abbracciarci ancora………..( A. Venditti )…..

Grazie al rinato Claudio Ranieri che si è tolto numerosi sassolini dalle scarpe e che ha tenuto in fibrillazione il campionato fino al novantesimo dell’ ultima giornata.

Senza l’ incessante lavoro del trainer romano, con una Juve vergognosamente in declino, un Milan altalenante, una Fiorentina da metà classifica, una spenta Lazio e il simpatico Palermo quasi a quota Champions, questo torneo in attesa dei Mondiali sarebbe stato già scritto fin dall’ inizio e pertanto di una noia mortale sul fattore delle emozioni.

Ma i giallorossi, per quanto abbiano dato il cuore, sono inferiori all’ Inter sia economicamente che sul piano delle potenzialità calcistiche.

Eterni secondi. Ed è forse questo il loro Destino. Come due anni fà. La differenza dei soldi di Moratti con la famiglia Sensi è troppo grande per tentare di colmare il divario.

La rincorsa è stata fantastica, il momentaneo sorpasso anche, però è ineccepibile la leggera deficienza di un certo equilibrio mentale in alcune gare perse o pareggiate  e che sicuramente potevano essere evitate. L’ esempio più evidente è la sconfitta sul proprio campo nella finale della Tim Cup. 

La Lupa  ha detto addio allo scudetto con l’ inaspettato 0-2 interno contro la Sampdoria, ma è stato pure decisivo un avvio traballante quando sulla panchina sedeva ancora Luciano Spalletti. A questa Inter non si possone regalare troppi punti e opportunità.

Se la Roma risolverà i problemi societari in tempi brevi e continuerà a correre su questi ritmi, con qualche ingaggio di peso e mirato il prossimo anno potrebbe farcela.

Ma l’ impresa giallorossa resta comunque epica, storica, ineguagliabile e da scroscianti applausi.

E non è per niente banale sottolineare che sono i vincitori morali dello Scudetto.

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Niente Daspo per chi compie disordini negli stadi esteri.

Con la sentenza odierna numero 12977 la Corte Suprema ha sancito che i supporters colpevoli di disordini all’ estero non devono essere colpiti dal Daspo, la controversa legge, più volte modificata e misura amministrativa che obbliga i tifosi a presentarsi ai commissariati locali in concomitanza di partite in trasferta della loro squadra preferita.

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Il Corriere dello sport ha pubblicato una mia opinione sul caso Kakà. Si ringrazia.

Il caso Kakà, che adesso appare concluso, ( ma non si può mai dire …..), ha tenuto banco per diverse settimane alimentando polemiche e discussioni in specialmodo sulla carta stampata, la tv e nei forum del calcio.

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