La vendetta è un piatto che deve essere servito freddo, Instanbul sarà sempre un triste ricordo ma da ieri sera è meno doloroso. Il Milan vince la Champions, sfida non bellissima, sofferta fino all’ ultimo secondo ma sale ancora una volta in cima all’ Europa.
Due a uno il finale. Inzaghi firma una doppietta e allo scadere Kyut riduce le distanze. Gara con molto tatticismo, il Liverpool si conferma avversario ostico, mentre il Diavolo ha saputo aspettare i momenti giusti e un po’ fortunosi. Primo tempo poco emozionante, i tiri in porta si contano sulle dita di una mano.
I Reds sono ben disposti in campo, si rendono subito solerti e raccolgono un paio di possibilità favorevoli mentre il Milan stenta a prendere le misure per fluidificare il gioco. Jankulowski si trova a disagio sulla fascia sinistra, l’ agile Pennant lo supera frequentemente facendolo innervosire, mentre Kaka non riesce ad incidere nelle percussioni. Mascherano e all’ occorrenza Riise lo tampinano in continuazione.
La fitta ragnatela di centrocampo rende i ritmi altalenanti. Benitez fin dall’ avvio ripropone la stessa formazione della semifinale di andata in casa del Chelsea, lasciando in panchina Chrouch e per quanto riguarda la mole di palloni giocati questo modulo lo ripaga, sprecando però diverse energie e senza riuscire ad esercitare una finalizzazione concreta.
E’ sorprendente vedere là davanti in alcune fasi del match Gerrard fare l’ unica punta attorniato dal muro milanista. Questa è sicuramente una chiave indecifrabile dell’ incontro e non si capisce perché il coach spagnolo abbia voluto attuare tale tattica quando già a Londra la sua squadra nei primi quarantacinque minuti esibì una prestazione poco brillante. Mentre il pubblico dell’ Olimpo di Atene attende il fischio per l’ intervallo, una punizione di Pirlo dal limite è deviata da un braccio involontario di Inzaghi che spiazza l’ incolpevole Reina.
L’ attaccante è abile a trovarsi nel posto giusto al momento adatto al di là della barriera. Il vantaggio è una panacea inaspettata per gli italiani e si ripercuote immediatamente sul fattore psicologico. Andare al riposo sull’ uno a zero senza mai aver tirato praticamente in porta mette il Milan sul binario giusto.
Nella ripresa ci si attende il forcing del Liverpool che però si affaccia solamente una volta in maniera veramente pericolosa dalle parti di Dida. Il resto sono soltanto tentativi imprecisi. Rafa Benitez allora decide di cambiare qualcosa. Butta dentro Kewell per l’ affaticato Zenden. Gerrard è bravissimo a smarcarsi tra le maglie rossonere, sfruttando una sbavatura di Gattuso e con l’ esterno indirizza la sfera verso il palo più lontano. Dida però è attento e altrettanto valente nel distendersi con le sue leve, chiude lo specchio della porta e blocca con sicurezza.
Le squadre si allungano, la tensione resta alta, poi arriva il momento di Crouch nell’ avvicendamento con Mascherano, ma le cose non cambiano.
A otto minuti dalla fine un passaggio filtrante di Kakà fa involare Inzaghi. Il centravanti non se lo fa ripetere due volte, brucia sul tempo l’ immobile e incredula difesa inglese, aggira con un guizzo Reina e da posizione defilata da il colpetto decisivo che manda il pallone lentamente ad insaccarsi in fondo alla porta. Un classico gol del suo repertorio.
Sembra fatta ma non sarà così semplice. Saltano tutti gli schemi. A due minuti dalla fine Kuyt spunta dal mucchio e dimezza il punteggio. Per una volta la difesa milanista è distratta. Il quarto uomo alza il tabellone luminoso del tempo di recupero. Il conto è facile tre più due è uguale a cinque. Per un attimo riappaiono i fantasmi dell’ incubo di Istanbul. Sugli spalti si chiedono se allora incassammo tre reti in sei minuti ora possono pareggiare. La beffa però non si ripeterà. E’ la notte del Milan e deve rimanere tale.
Il triplice fischio del tedesco Fandel, il quale ha arbitrato abbastanza bene, è comunque una liberazione e un urlo collettivo di gioia. Il Milan si aggiudica la settima Coppa dei Campioni, un obbiettivo raggiunto con merito, un lavoro che ripaga un annata avara di soddisfazioni.
E’ chiaro che questa squadra esprime il meglio di se a livello internazionale, dove riesce ad esaltarsi e a tirare fuori un inesauribile vivacità nei momenti più duri. Nessuno avrebbe creduto a questo risultato l’ estate scorsa.
Condannato dalle sentenze del caos Calciopoli, contestato da qualche frangia della tifoseria, l’ Uefa che l’ accetta con riserva sfiorando addirittura il ridicolo, gli scomodi preliminari che costringono a cambiare quasi totalmente la preparazione atletica per entrare in forma prima. Alcuni infortuni strada facendo hanno poi rincarato la dose.
Gl’ impegni sono stati numerosi, le difficoltà pure, ma il Milan si è rimboccato le maniche. Questo trofeo con le orecchie è il frutto della determinazione e la sagacità unitamente alla pazienza di Carlo Ancelotti, nel saper plasmare le formazioni e nel centellinare l’ utilizzo della rosa.
La vittoria di stasera ci ricorda per certi versi le squadre guidate da Giovanni Trapattoni, un maestro in questo genere di battaglie e nell’ insegnare l’ umiltà sportiva. Il Milan dell’ Olimpo di Atene ha buttato anche qualche pallone in tribuna, fregandosene del mancato spettacolo, con una manovra un po’ speculare e tantissimo mestiere. Alessandro Nesta che perde tempo, Filippo Inzaghi che cade per una botta inesistente e mima un atroce dolore allo stomaco, poi si rialza come se niente fosse….
Il calcio e il suo destino possono essere dolci quanto amari ed è per ciò che viene tanto amato, nonostante i maneggioni che ci gravitano. L’ imprevedibilità e gli scherzi del pallone sono capaci di portarti in alto o gettarti nella crisi più buia.
Al Milan dopo lo straordinario successo greco si spalancano diverse opportunità per replicare. Lo attende il confronto con il Siviglia nella Supercoppa europea, prima di Natale l’ Intercontinentale nel lontano Oriente.
Al via del prossimo campionato ripartirà alla pari con tutti. Sfoltendo qualcosa e con alcuni mirati ma importanti acquisti rientrerà di diritto nella stretta cerchia dei favoriti nella corsa per lo Scudetto. Negl’ ultimi mesi in molti lo davano per finito, da adesso può aprire un nuovo ciclo. Tanto di cappello caro vecchio Milan.
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