Voilà, Inter Re di Coppe e il trionfo non è ancora finito.

Che la festa continui !! L’ Inter si aggiudicata dopo tantissimi lustri la Champions League. Un bellissimo due a zero con un pò sofferenza cancella l’ ostacolo tedesco del Bayern di Monaco, nell’ occasione orfano di Ribery e consegna la conclusione di una stagione storica con un Grande Slam al Patron Massimo Moratti.

Partita perfetta dei nerazzurri dal punto di vista tattico e comportamentale. Niente da eccepire considerato anche il fatto che in questa edizione i nerazzurri avevano eliminato Chelsea e Barcellona.

La Coppa dei Campioni quindi ritorna a Milano ma stavolta sulla sponda di via Durini. Ha deciso una doppietta di Milito vero eroe e valore aggiunto di questa Inter che stanotte ha dato spettacolo e una grande prova di maturità essendo diventata una signora squadra in un sontuoso crescendo e consolidando un ciclo cominciato alcuni anni fa.

Il successo però è di tutti. A cominciare da Josè Mourinho che l’ha saputa gestire e plasmare, ripetendo il trionfo dopo quello del Porto avvenuto nel 2004.

Il tecnico lusitano per quanto personaggio innovativo, comunicativo,  è comunque ricorso ad un gioco tipicamente all’ italiana in quel campo che sarà il suo destino nella prossima stagione.

A Moratti che stasera vede premiati i numerosi milioni di euro spesi con costanza e abnegazione ed riuscito pienamente a creare una famiglia all’interno del club.

Ai giocatori che per quanto potesse sembrare sono stati abili sull’ erba e compatti come non mai nello spogliatoio.

Con stasera però si aprono ulteriori orizzonti dopo la pazza gioia  che avverrà al ritorno in Piazza Duomo.

Tra pochi mesi  per l’ Internazionale ci sarà la possibilità di salire sul tetto del mondo e aggiudicarsi la Supercoppa Europea, due sigilli che la potrebbero  consacrare definitivamente nell’ Olimpo degli Dei del pallone.

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Lionel Messi, un Pallone d’ Oro meritato.

 

Il Pallone d’oro 2009 è stato vinto dal talentuoso Lionel Messi, giocatore  del Barcellona. Lo rende noto il sito di France Football, la rivista francese che ha creato il premio nel 1956 e che lo assegna ogni anno nel mese di Dicembre.

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Final Champions League: Nikon comunica.

 

In occasione della prossima finale di Champions League, che si terrà a Roma Mercoledì 27 maggio, il Nikon Professional ServicesEuropa  in collaborazione con  Nikon Professional Services Italia ( http://www.nital.it ), organizzerà un centro di assistenza riservato ai fotografi accreditati all’evento.

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Champions League: urna benevola per Roma e Inter, girone di ferro per la Fiorentina.

 

E’ un po’ più  triste questa nuova annata della Champions League. Orfana di un Milan stellare relegato nella Coppa Uefa e vincitore appena due anni fa. E pensare che con la maglia rossonera giocheranno Ronaldinho, Shevchenko e Kaka…….  

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Champions League: bene il Milan, male la Lazio.

 

E’ una Lazio con ” cuore “  ma non basta  per continuare la strada tortuosa e irta di ostacoli  come quella della Champions League. Adesso servirà un miracolo, in un posto dove spesso non accadono, al Bernabeu, e aspettare un ulteriore Divina Provvidenza tra Weder Brema e Olimpiacos.

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Chapeau, doppietta di Pippo Inzaghi, Milan Re di Coppe.

La vendetta è un piatto che deve essere servito freddo, Instanbul sarà sempre un triste ricordo ma da ieri sera è meno doloroso. Il Milan vince la Champions, sfida non bellissima, sofferta fino all’ ultimo secondo ma sale ancora una volta in cima all’ Europa.

Due a uno il finale. Inzaghi firma una doppietta e allo scadere Kyut riduce le distanze. Gara con molto tatticismo, il Liverpool si conferma avversario ostico, mentre il Diavolo ha saputo aspettare i momenti giusti e un po’ fortunosi. Primo tempo poco emozionante, i tiri in porta si contano sulle dita di una mano.

I Reds sono ben disposti in campo, si rendono subito solerti e raccolgono un paio di possibilità favorevoli mentre il Milan stenta a prendere le misure per fluidificare il gioco. Jankulowski si trova a disagio sulla fascia sinistra, l’ agile Pennant lo supera frequentemente facendolo innervosire, mentre Kaka non riesce ad incidere nelle percussioni. Mascherano e all’ occorrenza Riise lo tampinano in continuazione.

La fitta ragnatela di centrocampo rende i ritmi altalenanti. Benitez fin dall’ avvio ripropone la stessa formazione della semifinale di andata in casa del Chelsea, lasciando in panchina Chrouch e per quanto riguarda la mole di palloni giocati questo modulo lo ripaga, sprecando però diverse energie e senza riuscire ad esercitare una finalizzazione concreta.

E’ sorprendente vedere là davanti in alcune fasi del match Gerrard fare l’ unica punta attorniato dal muro milanista. Questa è sicuramente una chiave indecifrabile dell’ incontro e non si capisce perché il coach spagnolo abbia voluto attuare tale tattica quando già a Londra la sua squadra nei primi quarantacinque minuti esibì una prestazione poco brillante. Mentre il pubblico dell’ Olimpo di Atene attende il fischio per l’ intervallo, una punizione di Pirlo dal limite è deviata da un braccio involontario di Inzaghi che spiazza l’ incolpevole Reina.

L’ attaccante è abile a trovarsi nel posto giusto al momento adatto al di là della barriera. Il vantaggio è una panacea inaspettata per gli italiani e si ripercuote immediatamente sul fattore psicologico. Andare al riposo sull’ uno a zero senza mai aver tirato praticamente in porta mette il Milan sul binario giusto.

Nella ripresa ci si attende il forcing del Liverpool che però si affaccia solamente una volta in maniera veramente pericolosa dalle parti di Dida. Il resto sono soltanto tentativi imprecisi. Rafa Benitez allora decide di cambiare qualcosa. Butta dentro Kewell per l’ affaticato Zenden. Gerrard è bravissimo a smarcarsi tra le maglie rossonere, sfruttando una sbavatura di Gattuso e con l’ esterno indirizza la sfera verso il palo più lontano. Dida però è attento e altrettanto valente nel distendersi con le sue leve, chiude lo specchio della porta e blocca con sicurezza.

Le squadre si allungano, la tensione resta alta, poi arriva il momento di Crouch nell’ avvicendamento con Mascherano, ma le cose non cambiano.

A otto minuti dalla fine un passaggio filtrante di Kakà fa involare Inzaghi. Il centravanti non se lo fa ripetere due volte, brucia sul tempo l’ immobile e incredula difesa inglese, aggira con un guizzo Reina e da posizione defilata da il colpetto decisivo che manda il pallone lentamente ad insaccarsi in fondo alla porta. Un classico gol del suo repertorio.

Sembra fatta ma non sarà così semplice. Saltano tutti gli schemi. A due minuti dalla fine Kuyt spunta dal mucchio e dimezza il punteggio. Per una volta la difesa milanista è distratta. Il quarto uomo alza il tabellone luminoso del tempo di recupero. Il conto è facile tre più due è uguale a cinque. Per un attimo riappaiono i fantasmi dell’ incubo di Istanbul. Sugli spalti si chiedono se allora incassammo tre reti in sei minuti ora possono pareggiare. La beffa però non si ripeterà. E’ la notte del Milan e deve rimanere tale.

Il triplice fischio del tedesco Fandel, il quale ha arbitrato abbastanza bene, è comunque una liberazione e un urlo collettivo di gioia. Il Milan si aggiudica la settima Coppa dei Campioni, un obbiettivo raggiunto con merito, un lavoro che ripaga un annata avara di soddisfazioni.

E’ chiaro che questa squadra esprime il meglio di se a livello internazionale, dove riesce ad esaltarsi e a tirare fuori un inesauribile vivacità nei momenti più duri. Nessuno avrebbe creduto a questo risultato l’ estate scorsa.

Condannato dalle sentenze del caos Calciopoli, contestato da qualche frangia della tifoseria, l’ Uefa che l’ accetta con riserva sfiorando addirittura il ridicolo, gli scomodi preliminari che costringono a cambiare quasi totalmente la preparazione atletica per entrare in forma prima. Alcuni infortuni strada facendo hanno poi rincarato la dose.

Gl’ impegni sono stati numerosi, le difficoltà pure, ma il Milan si è rimboccato le maniche. Questo trofeo con le orecchie è il frutto della determinazione e la sagacità unitamente alla pazienza di Carlo Ancelotti, nel saper plasmare le formazioni e nel centellinare l’ utilizzo della rosa.

La vittoria di stasera ci ricorda per certi versi le squadre guidate da Giovanni Trapattoni, un maestro in questo genere di battaglie e nell’ insegnare l’ umiltà sportiva. Il Milan dell’ Olimpo di Atene ha buttato anche qualche pallone in tribuna, fregandosene del mancato spettacolo, con una manovra un po’ speculare e tantissimo mestiere. Alessandro Nesta che perde tempo, Filippo Inzaghi che cade per una botta inesistente e mima un atroce dolore allo stomaco, poi si rialza come se niente fosse….

Il calcio e il suo destino possono essere dolci quanto amari ed è per ciò che viene tanto amato, nonostante i maneggioni che ci gravitano. L’ imprevedibilità e gli scherzi del pallone sono capaci di portarti in alto o gettarti nella crisi più buia.

Al Milan dopo lo straordinario successo greco si spalancano diverse opportunità per replicare. Lo attende il confronto con il Siviglia nella Supercoppa europea, prima di Natale l’ Intercontinentale nel lontano Oriente.

Al via del prossimo campionato ripartirà alla pari con tutti. Sfoltendo qualcosa e con alcuni mirati ma importanti acquisti rientrerà di diritto nella stretta cerchia dei favoriti nella corsa per lo Scudetto. Negl’ ultimi mesi in molti lo davano per finito, da adesso può aprire un nuovo ciclo. Tanto di cappello caro vecchio Milan.

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Finale Athens: il pallone è già gonfio, arbitra Fandel.

Si chiama ? Finale Athens ? e i maligni ma anche i fedelissimi hanno già detto che segnerà la rete decisiva Ricardo Kaka, il quale ha fatto le foto di rito baciandolo più volte e presta la sua immagine per la pubblicità.
Alta tecnologia come quella dei Mondiali, design e toni moderni, brillanti, in prevalenza il blu che riporta alla notte magica della finale ma contrasta con il bianco, quindi i due colori della nazionalità greca a cui è stato dedicato.
Non lo poteva che creare l? Adidas azienda leader dello sport e soprattutto del calcio. Disegnati sulla superficie i tradizionali loghi ? Starball ? della Uefa Champions League.
Nella finalissima di mercoledì sera dirigerà l? arbitro tedesco Herbert Fandel la cui professione è insegnante di musica e per stemperare l? attesa gl? italiani, sempre diffidenti, sperano che non sia simpatizzante del Bayern di Monaco??
I precedenti con il germanico però sono tutti a favore del Milan, cinque vittorie e nessuna sconfitta così come per lo stadio Olimpico che evoca bei ricordi.
Intanto alla vigilia vengono annunciati i numeri della spedizione rossonera.
Novantacinque persone, tecnici, collaboratori, giocatori e massaggiatori, saranno impegnati direttamente nella sfida agonistica. Inoltre sono attesi 230 dipendenti delle società e ospiti aggregati.
Quattro i voli speciali. Il pasto prima della partita sarà preparato da tre cuochi.
Nel menù pasta con parmigiano, carne, bresaola, qualche leggero formaggio e frutta.

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Finale Coppa Uefa: il Siviglia per il bis, l’ Espanyol per la Storia.


? Vaya a jugar ? è l’ urlo che si leverà stasera quando lo speaker avrà finito di stilare le formazioni nello storico Hampden Park di Glasgow teatro per l’ assegnazione della Coppa Uefa 2006/2007.
Derby tutto spagnolo, una corrida calcistica, tra due squadre che hanno molto da dire e che si assomigliano come modulo, ma non come spirito combattivo.
Il Siviglia è il campione uscente e vuole ripetersi, non dimenticando la Liga dove si trova a soli due punti dalla testa. Sono stati dodici mesi intensi e straordinari per i tori dell’ Andalusia, per alcuni versi irripetibili.
Il 10 maggio dell’ anno scorso si sbarazzarono facilmente del Middlesbrough, con un travolgente quattro a zero nel catino del Psv Stadium. A fine agosto una lezione di tattica e volontà piegarono con tre indiscutibili prodezze lo stellare e un po’ presuntuoso Barcellona di Ronaldinho nella Supercoppa europea che si disputò al Louis II di Montecarlo.
In campionato il Siviglia ha avuto alti e bassi per poi risalire decisamente nel finale di stagione a conferma di quello che si considerava in estate il terzo incomodo tra le Merengues e gl’ azulgrana. Nelle prossime settimane li attende la conclusione della Coppa del Re, un trofeo che ha molto valore in Spagna e quindi un altro palcoscenico di prestigio.
Stanotte sono ancora qui in cerca del bis. Da quando l’ Uefa ha introdotto la finale a senso unico nel lontano 1997 ha ripreso ad avere un fascino ammaliante. E non è la coppetta di riserva alla Champions League come qualcuno vorrebbe insinuare. Ci partecipano club blasonati e di rango.
La finalissima parlerà ancora italiano, con Enzo Maresca indiscusso protagonista nella scorsa edizione dove siglò una doppietta. Questo talento non compreso e chiuso da altri goleador in Juventus e Fiorentina, si sta togliendo diversi sassolini dalle scarpe.
Il Siviglia parte favorito. Raramente e non a caso una società per due anni di seguito arriva sul traguardo. Non ci sono primedonne in questo collettivo e neanche Fenomeni dai piedi straordinari che quando tirano ti lasciano a bocca aperta……..si potrebbe benissimo definirli con il motto: ? tutti per uno e uno per tutti ?.
Ma non c’ è nemmeno un reparto debole. Luis Fabiano, Maresca, Poulsen, Daniel Alves e Kanoutè assicurano continuità e disciplina tattica alle idee di Ramos.
Ciò nonostante la semifinale non è stata una passeggiata con l’ ostico Osasuna, che per quanto inferiore li ha battuti prima di misura per poi essere costretti a ribaltare la questione nel ritorno.
L’ Espanyol invece sta attraversando un momento a dir poco magico, vuole entrare di diritto nella Storia. Lo spauracchio del Weder Brema si è dissolto dopo i primi novanta minuti e a qualificazione acquisita, tanto per ribadire il concetto che farà sul serio, sono andati a vincere anche in terra di Germania senza risparmiarsi.
Imbattuto in Europa, l’ aggressività e un gioco offensivo non difetta ed è indole innata dei club catalani, ma in difesa talvolta si registrano alcune sbavature.
Si rivede De La Pena, vecchia conoscenza, che nel periodo romano non entusiasmò moltissimo. Tamudo, Rufete e Luis Garcia se sono in serata possono fare veramente scintille, sopratutto se riusciranno a sbloccare presto il risultato, poiché Valverde ha uomini capaci di lanciare all’ occorrenza il contropiede. Mancherà dall’ inizio Pandiani. Il bomber è lievemente acciaccato ma non è escluso che all’ ultimo momento il tecnico lo getti nella mischia.
Arbitra l’ elevetico Busacca. Le italiane sono uscite in inverno e non gli resta che accomodarsi in poltrona davanti al televisore.
Diretta su La7, ore venti e trenta.

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Riferimenti: Finale Uefa Cup.

Finale Coppa Italia: la Roma ha sete di rivincita, l’ Inter cerca il bis.


La Coppa Italia finisce con il piede sbagliato e rischia di essere ancora una volta denigrata. Michel Platini nei giorni scorsi ha cominciato il giro dei pareri in tutte le leghe europee per cercare di revisionare il numero di assegnazioni dei posti per la Champions League. Se le cose andranno per il verso giusto dal 2009 chi vince la Tim Cup farà la Champions anche se in campionato fosse arrivato nelle retrovie.
Ma intanto fioccano le polemiche e proprio la Lega si prende un bello schiaffo alla vigilia della prima finale. Si giocherà alle 18 e non alle 21. Oltre al fascino perduto del pallone si aggiunge quello della notturna. Sicuramente in questo provvedimento del Viminale c? è non poca ipocrisia, verso la stessa Capitale e un allarmismo ingiustificato.
E’ vero che la Città Eterna ha un tifo colorito e per niente facile, ma non si può fare di tutta l’ erba un fascio. I teppisti, quelli bellicosi, sono sempre una frangia minore rispetto alla grande platea. Se gl? ultras vogliono fare violenza non saranno certo le tre ore anticipate a garantire l? ordine pubblico. Chi non si ricorda i razzi lanciati l? anno scorso la domenica pomeriggio ?
Inoltre si danneggiano le televisioni che con l? Auditel devono fare i conti e quindi la linfa vitale nella vendita della pubblicità. L? Olimpico sarà gremito ma gli spettatori a casa saranno sicuramente meno.
Una partita di così elevato spessore a metà settimana nel dopocena assicura un successo. Il ? prime time ? porta davanti agli schermi tv oltre venticinque milioni di utenti e il profilo dell? immagine è ampiamente compromesso se consideriamo che la fascia pomeridiana antecedente ai telegiornali scende inesorabilmente intorno ai quindici.
Rai delusa e per certi versi presa per i fondelli, ma da Viale Mazzini sembra che non si aprirà un contenzioso con la Lega Professionisti. Oramai questa stagione è stata dannosa per tutti, però in futuro se le cose non cambieranno potrebbe esserci l? opportunità di rivedere i contratti.
Infine l? Osservatorio giovedì mattina notificherà l? orario della gara di ritorno a San Siro. Se tutto filerà liscio si inizierà alle ventuno. Insomma fate i bravi ora e vi daremo un contentino dopo….
A distanza di dodici mesi si ripete la stessa finalissima, con molti identici attori. Roma e Inter rappresentano il meglio del calcio nostrano post Calciopoli senza dimenticare un Milan penalizzato ma che si riscatta nel Vecchio Continente e una Juventus nel purgatorio della serie B in procinto di tornare una ? vera signora ?.
Le due squadre è la terza volta consecutiva che si affrontano per meritare la competizione. Nel 2006 il primo atto romano fini con un pareggio, poi i milanesi dilagarono al Meazza salvando un annata poco straordinaria.
Si giocò leggendo più i giornali che guardando le azioni sul campo. Il clima si stava facendo incandescente con gl’ avvisi della Giustizia che giungevano nelle sedi societarie, l? opinione pubblica era incredula di fronte alla realtà e la doppia finale passò in sordina.
Ora le motivazioni saranno completamente differenti. Ambedue vengono da una stagione brillante con diverse soddisfazioni. L? Inter si è aggiudicata finalmente uno Scudetto. Non ha usato telefoni, schede svizzere cifrate e sottili ricatti. Massimo Moratti non ha mai conosciuto Luciano Moggi e può esserne fiero…..
La Roma ha giocato il calcio più spettacolare ma ha l? handicap notevole di una rosa un po? corta. Se Rossella Sensi, dopo aver contratto matrimonio, darà completamente ascolto a Spalletti centrerà la campagna acquisti e il prossimo anno potrà lottare per il primo posto.
Tutte e due le squadre sono uscite anzitempo dalla Coppa dei Campioni. I neroazzurri sono stati incornati in una corrida spagnola e non è la prima volta. I giallorossi hanno oltrepassato la Manica lasciando la palla a casa e portandosi dietro la racchetta da tennis…..Questione di esperienza un giorno arriverà il tempo di prendersi delle rivincite.
La fame di vittoria è tutt? ora viva, ma il trionfo anticipato e qualche festeggiamento di troppo per l? agognato titolo numero quindici potrebbero far abbassare la guardia all’ Internazionale. Si chiama sindrome immediata da appagamento, ma le coppe, pure quelle minori, hanno sempre luccicato, fanno numero in bacheca e gonfiano il petto ai Presidenti che sentono il diritto di entrare nella Storia.
La Roma eccelle a quota sette però dal lontano 1991 la vede solamente alzare al cielo dagl? altri, l? Inter ne ha conquistate cinque.
Ci sono tutte le premesse per una gradevole sfida con la mente sgombra dalle pressioni del campionato oramai pressoché concluso. Si spera che questa Tim Cup sia una delle ultime edizioni a doppia gara. Da tempo si sussurra di portarla a soli novanta minuti e in campo neutro, per alleviare malumori e favoritismi del prima in casa e poi fuori, come accade in altri paesi. Se così sarà, l’ appassionato tornerebbe ad assaporare un clima romantico e forse sul piano emotivo si vedrebbe maggiore spettacolo, il quale a fine stagione per attirare il pagante sulle gradinate deve essere di alto livello poiché saturo di un annata di partite, prima della pausa estiva che comunque riempirà i quotidiani e le rubriche con il calciomercato.
Organici non del tutto al gran completo. Roberto Mancini può darsi che riprovi la coppia sudamericana Adriano ? Recoba tenendo Crespo e Vieira in panchina, reduci da infortuni e da preservare per il ritorno. Per Uncino, piedi sopraffini, optional costoso, sarà forse l? ultima importante passerella in un club che lo ha amato a corrente alternata. Assenti Cruz e Ibrahimovic operato di recente. Cambiasso all? ottanta per cento è dato certo. Toldo è favorito ad essere tra i pali come portafortuna, poiché in Tim Cup è tutt?ora imbattuto ed è tornato a parare i rigori.
Luciano Spalletti si affida all’ estro di Francesco Totti a fare l? unica punta sorretto dal solito sgusciante e inesauribile duo formato da Taddei e Mancini. All? occorrenza è pronto Vucinic a dare man forte là davanti.
Velocità negli scambi, palla bassa e ritmo alto in un collettivo che gioca a memoria, sono le armi che hanno fatto male a diverse compagini.
Potrebbe essere così anche oggi.

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Riferimenti: Tim Cup.