Grazie Paolo, ci mancherai. Davvero.

 

Se ci sono due cose " giuste " nell’ esistenza è lo scorrere del tempo e la Morte. E per " giusta" intendo non nel senso metaforico della parola ma  che tocca a tutti. Indistintamente.  

Baroni, ricchi, notai, Capi di stato, ladri,  tiranni e despoti, ma anche  umili, buoni, eroi e comuni.

Queste poche righe iniziali non vogliono sembrare un infausto necrologico, ma bensì sottolineare con lucidità l’ insegnamento della Vita stessa che nel dolore e nella gioia lascia sempre una traccia indelebile.

Oggi sarà l’ ultima gara davanti ai propri tifosi di Paolo Maldini. Il Milan incontra la Roma nella penultima di Campionato dove i rossoneri hanno deluso più che soddisfatto, ma un secondo posto è ancora un sigillo importante nell’ era segnata dai rivali cugini.

Mi sembra quasi inutile ripercorrere una carriera straordinaria di oltre vent’ anni, conosciuta tra l’ altro da tutti, dove i numeri vincenti sono veramente tanti e quasi inarrivabili da qualsiasi concorrente, se si esclude un mancato Pallone d’ Oro che ai difensori non assegnano mai per principio, e non si capisce poi il perché, e il titolo di Campione del Mondo con la Nazionale.

Paolo Maldini appende le scarpe al fatidico chiodo e lascerà un vuoto incolmabile. Oltre come giocatore, come persona. Voleva farlo già l’ anno scorso ma pressanti richieste, un fisico integro curato nel corso degl’ anni con la diligenza e la serietà del professionista unitamente alla voglia di esserci a dare una mano, presero il sopravvento.

A quasi quarantuno anni adesso saluta ancora dall’ alto e quando uno come Lui dice basta c’ è da credergli che non tornerà indietro. Non farà nemmeno l’ allenatore, non si sente adatto.

Forse il dirigente, ma come ha rimarcato in una recentissima intervista televisiva il futuro è tutto da costruire e da inventare.

Il Milan ha promesso che ritirerà la maglia numero 3. Un gesto dovuto e ineccepibile. Come lo fu per Baresi, compagno di area di rigore in tantissime mischie furibonde.

Maldini resta uno degl’ ultimi simboli di un calcio che sta velocemente cambiando, e non certamente in meglio. Uno di quei Campionissimi, leali dentro e fuori dal tappeto verde. Non si è mai venduto per soldi o per casacche diverse. Assenti i rumors di qualsiasi tipo. O perlomeno quei pochissimi furono insignificanti e inventati da una banale stampa.

Quando era infortunato lo ha detto senza mezzi termini e con giustificazioni più che plausibili, così come per l’ addio alla maglia azzurra alla quale ha sempre preferito quella rossonera.

Una bandiera vera, tecnicamente perfetto, con un senso di posizione insuperabile, eccellente nel tackle e nella marcatura stretta.

L’ anima di  una squadra, baluardo sempre pronto a soffrire e mai a tirarsi indietro.

Il figlio modello desiderato da qualsiasi genitore. Amato dai bambini come un padre.

Bellissimo da essere spesso nelle pagine dei giornali non solo per le imprese sportive ma anche per l’ elegante pubblicità.

Occhi azzurri, ma non di ghiaccio. Uno sguardo mai cattivo.

Simply the best.

Grazie Paolo, di tutto quello che ci hai regalato. Ci mancherai. Davvero.

 

 

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