Che Firenze sia una città poco incline ai cambiamenti è una
verità oramai assodata. Chi crede nelle innovazioni, nel lavoro, nella voglia
di costruire un tessuto urbano più moderno e soprattutto che dia vantaggi di
movimento ha dovuto ricredersi con il tempo.
Sono molti che negl’ anni hanno lasciato l’ ombra del
Battistero per approdare verso lidi migliori lasciandosi alle spalle la
lentezza della burocrazia, gl’ inutili giochetti politici, le irresolutezze
degl’ amministratori condite di chiacchere infinite.
D’ altra parte il fiorentino, ma che si rispecchia nel
toscano in generale, è da sempre un campanilista, uno legatissimo alle
tradizioni in una roccaforte a maggioranza rossa, in genere un bottegaio con la
mentalità un po’ polemica, chiusa e ottusa e a quella culla sulle sponde dell’ Arno,
peraltro bellissima nel suo aspetto artistico ma in perenne ritardo sul piano della
modernizzazione e dei servizi, non gli e ne frega un granché.
Dobbiamo ammetterlo senza nessuna remora. Siamo provinciali e
resteremo tali continuando a buttare al vento numerose opportunità di
miglioramento. Il centro sportivo, il nuovo palazzo dello sport, l’ ampliamento
dell’ aereoporto e via dicendo sono disegni destinati probabilmente a fermarsi sulla
carta.
E’ come un fulmine a ciel sereno ( ma nemmeno poi tanto
!! ) le parole del governatore della Regione Enrico Rossi ribadite proprio in
queste ultime ore e subito contrattaccate da Andrea Della Valle sull’ annosa
questione della Cittadella e su cui ruota una parte del futuro della città,
poiché la rivitalizzazione dell’ area nord ovest di Castello è di fondamentale
importanza per lo sviluppo locale, per nuovi posti di occupazione e per il
prestigio.
Un progetto ambizioso di circa 170 ettari: museo, un centro
commerciale, hotels di primo livello, uno stadio con le vigenti norme dell’
Uefa, ma che in diversi non vogliono
dopo che in due anni ci sono state un inchiesta, tantissime dichiarazioni e il
sequestro da parte della Magistratura
E se la dobbiamo dire tutta non è idoneo con quella che è la
Storia della Fiorentina, una squadra che da sempre ha avuto molti bassi e
pochissimi alti.
Insomma scarse vittorie, una società di seconda fascia che
ha pochissima influenza in Lega e sulla Federcalcio.
Firenze adora la Viola, almeno la gente comune. Un legame
quasi viscerale, e che non ha il suo apice soltanto nella curva
Fiesole, la quale più volte è stata presa in giro dalle dirigenze passate.
Tanti campioni hanno cambiato casacca perché non si vinceva
nulla ma la gente comune ci ha sempre creduto ed ha
continuato così a illudersi, come nei momenti bui di Calciopoli, la
vergognosa retrocessione in serie C e
durante la sciagurata gestione di Vittorio Cecchi Gori.
Ma sfortunatamente per stare ai vertici, per avere una
società grandiosa, per sognare trionfi e
per raccogliere soddisfazioni non bastano cori, bandiere e sincera
partecipazione.
Adesso dopo aver speso soldi ed energie lo stanno finalmente
capendo anche i Della Valle che hanno definito alcuni politici di questa città
un partito di rosicatori, una cricca che non li desidera.
Non è un caso se le due ultime campagne acquisti siano state
indirizzate pressoché al risparmio e al ripianamento del bilancio e che il buon
saggio Cesare Prandelli abbia scelto di guidare la Nazionale dopo che il
rapporto con Firenze è andato via via sfiorendosi.
Il calcio è uno splendido gioco ma che richiede impegno, idee, tantissimi quattrini e coesione
da parte di chi governa localmente con il mondo imprenditoriale. Se non ci sono
queste unità d’ intenti non si arriva da nessuna parte.
Bisogna agire se non vogliamo restare intrappolati nella
mediocrità, ma come un “ déjà vu “ a Firenze la parola volontà non sanno nemmeno
che cosa sia.
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