Un vecchio con un bastone, barba bianca lunga e anche un pò incolta su una gigantesca pianta che urla contro il cielo e contro il mondo. A prima vista un pazzo. Lo spot è curioso, passa periodicamente, la faccia è nota anche se manca da ben undici anni sulla rete ammiraglia.
La televisione per quanto possa essere di qualità in alcune occasioni deve confrontarsi con le leggi commerciali e dell’ Auditel. Se i conti non tornano è un flop. E’ triste dirlo, ma è così.
Gianfranco Funari è stato un presentatore acuto, critico, al tempo stesso ribelle, un istrione del palcoscenico, ma oggi è un Uomo stanco, forse anche un pò ripetitivo e tedioso. Nella sua carriera non gli è mancato il coraggio di andare controcorrente, di dire certe cose che altri preferivano non approfondire, ma l’ anzianità e gli acciacchi lasciano segni indelebili, i tempi cambiano e rinnovarsi diventa sempre più difficile. Il clichè è datato, ci basta Adriano Celentano anche se in forma diversa, la scenografia invece interessante, ma per certe tematiche forti e di interesse collettivo bisogna saperle anche affrontarle nella giusta maniera se si vuole esprimere qualcosa di valido. Altrimenti si cade nel moralismo bigotto. La scelta
di lasciare la politica da parte nelle argomentazioni e la linea guida degl’ autori che in passato lo aveva reso originale ci appare adesso una decisione francamente azzardata.
Per quanto il pubblico davanti allo schermo televisivo possa essere credulone a attirato da nuove ma superficiali mode, vedi il Grande Fratello, non è del tutto stupido e il Varietà sta segnando amaramente il passo. Se poi inserito in un contesto che deve essere invettivo allora si perde veramente la bussola se non c’ la qualità.
Sono solamente poco più di tre milioni quelli che hanno seguito Funari nel sabato sera in prima fascia serale. Un disastro se consideriamo il ritorno gonfiato e pubblicizzato in grande stile. Lo batte la Corrida di Gerry Scotti con il doppio di ascolti, una trasmissione per niente eccelsa, anche se va avanti da diversi lustri, facendo rifermento a giochi banali e scontati. Gli sta alle spalle anche il telefilm di Cold Case, che hanno raggiunto un discreto successo in America non quanto per le avvincenti e brevi storie ma bensì per un ripresa cinematografica moderna che alterna con il passato.
L’ autoironia di Funari ha perso smalto e i monologhi sono apparsi poco convincenti, forse anche troppi in senso numerico, considerato che il profeta conduce comunque un trasmissione su una rete minore dove l’ accentratore principale è lui.
L’ Apocalisse non avverrà, mentre la sua potrebbe essere anticipata se la seconda serata dovesse andare in caduta libera. Si aspettano dei cambiamenti, ma il telepredicatore tiene assai male la scena. Lo stesso cast di ospiti va a cozzare su un copione già consumato a ritmo frenetico, mentre il comico De Luigi è fragile nell’ ironia e poco pungente.
E questo lo spettatore a casa lo ha compreso benissimo.
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