Qui sotto la descrizione dell’ evento. Ulteriori informazioni sui siti dell’ Accademia.
The Empowerment
È dagli anni ’70 che la parola Empowerment gira per il mondo: è entrata nel linguaggio comune attraverso due movimenti: quello femminista e quello per la difesa delle minoranze.
In seguito il concetto si è insinuato gradualmente sia a livello individuale che sociale ed economico.
Attualmente la definizione più accettata è la seguente:
L’Empowerment è un processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita.
In alcuni paesi come il Brasile, il Canada, l’India, il Messico, il sud della Francia, la Sicilia, l’empowerment sta diventanto sempre piu uno stato mentale, un modo di pensare diverso da quello tramandatoci. I cittadini si sono resi conto che, essendo loro i deleganti del potere, che non li rappresenta, una parte del potere deve tornare da dove viene: cioè dal basso.
Quindi poterizzarsi significa partecipare ad un obiettivo comune; aggregarsi in un sistema di significati e significanti condivisi, che conseguentemente stimolerà un maggiore senso etico che inevitabilmente contaminerà sempre di più l’intera società.
Classificazione degli Empowerments
- PSICOLOGICO.
Il cittadino acquista sempre più coscienza di sè. La sua autostima cresce, riesce a poterizzarsi convincendosi di potere influire sulle decisioni che incidono sulla propria vita e quella degli altri.
- MODELLO PARALLELO DI SVILUPPO
La persona ha già acquisito un senso di controllo sul proprio destino. Comincia a gestirsi autonomamente e ad interagire con altri attraverso la rete, nella quale non ci sono capi.
Non esiste una struttura preordinata nelle relazioni di lavoro. Ci si relaziona con chi ha gli stessi obiettivi fino ad arrivare alla creazione di un sitema economico parallelo a quello attuale, inteso come base per potere, in futuro, inserirsi nel sistema dominante.
Lo stesso vale per chi è uscito dal sistema ed entra in quello parallelo sperando un giorno di ritornarvici.
Per una corretta realizzazione di questo tipo di empowerment è importante non confondere rete con associazionismo per non rischiare di cadere nelle trappole di un altro modo di delegare, il potere deve essere gestito solo e soltanto dai cittadini.
Esempi:
FilmSpray (www.filmspray.it)
Fondazione Il Forteto (www.ilforteto.it)
Strategie di Rete per l’Economia Solidale (DES) – (www.retecosold.it)
Comunità di Pescatori di Tikamgarh: Comunità di pescatori empowerizzati che lavorano in più di 100 stagni e 67 comunità per immettere sul mercato il loro pesce (tra l’altro queste comunità hanno messo l’accento sull’empowerment delle donne per essere inserite nel mondo del lavoro)
Emigranti dello stato messicano di Zakatekas, i Zakateki hanno formato in USA club per sostenere, con le loro rimesse, progetti di investimento sociale ed economico nello Stato di origine. Tra l’altro sono state costruite scuole, sale da ballo, strade asfaltate.
Lo stesso hanno fatto gli emigrati sudanesi in Qatar. Addirittura, nello stato indiano del Qerala è stato costruito, nel 1994, un aeroporto internazionale finanziato dalle rimesse di circa 4 milioni di lavoratori, che lavoravano neli Emirati e che erano stanchi dei ritardi e della corruzione dei funzionari dell’aeroporto militare di Dehli e desideravano una strada più diretta per i loro viaggi a casa (fonte: Financial Times 29,31 Agosto 2007)
Vorremmo ricordare le esperienze di avvio dei distretti di economia solidale che dovrebbero aiutare la promozione di empowerments nelle varie località italiane.
Purtroppo molti di questi distretti non sono ancora partiti col piede giusto in quanto sono emanazioni indirette del potere burocratico.
Qualora il potere gestionale partisse dal basso (empowerment) siamo convinti che sarebbero di grande aiuto per la empowermentizzazione del nostro Paese.
In Italia attualmente ci sono 27 DES sparsi nel territorio:
DESTO – Torino e Provincia
Alessandria (Fiera Manifesta)
L’Isola che c’è – Como
DES Varese
OtroModo – Milano
Gruppo Motore DES Brianza
Martesana solidale – Milano
DES Cremona
DES Verona
Trentino Arcobaleno
Pagine Arcobaleno Piacenza (nodo Lilliput)
Parma/Fidenza (GAS Fidenza)
Modena (Fiera Città equa)
Bologna (Fiera Mercato Diverso)
RES Marche
DES Arezzo (www.des-arezzo.org)
DES Lucca
DES Pisa
Pescara (Primo Vere)
Tavolo dell’Altra Economia – Roma
Laboratorio Economia Solidale – Napoli
Basilicata (Equomondo)
Locride- RC (Consorzio Sociale GOEL)
Lecce (Fiera Solidaria)
Palermo (Contro il pizzo cambia i consumi)
Iglesias (Centro Sperimentazione Autosviluppo) – (www.domusamigas.it)
Tavolo dell’Altra Economia – Venezia
- COME AGGREGAZIONE AZIENDALE
Il dialogo tra le parti diventa un elemento centrale di questo modello. L’obiettivo del dialogo è costruire, grazie ad un coordinatore che d’ora innanzi chiameremo facilitatore, un nuovo processo di pensiero: non è più il tempo in cui ogni dipendente delegava al proprio datore di lavoro la propria libertà lavorativa in cambio di una sicurezza economica, è invece il momento di una maggiore libertà partecipativa per lo sviluppo dell’azienda, di poterizzarsi nel proprio campo di lavoro.
Questo nuovo atteggiamento contribuirà a cambiare la passività, la rabbia, la delusione dei dipendenti nei confronti dell’azienda, arrivando a creare un ideale sia soggettivo che oggettivo nell’individuo, che porterà dei benefici all’azienda stessa.
- COME TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI INTERNI ED ESTERNI
Un conflitto è la cosa più difficile da risolvere. Stiamo parlando di conflitti sia tra lavoratori dipendenti e manager, tra dipendenti e dipendenti, tra manager e proprietà, tra aziende collegate. L’errore che è stato fatto finora è quello di far decidere ad un mediatore (giudici, commissioni paritetiche, commissioni interne, sindacati etc.) la risoluzione di un conflitto.
In questi casi il conflitto resta, perchè c’è sempre “un vinto” e un “vincitore”, per questo dobbiamo concentrarci non nella risoluzione dei conflitti ma nella loro trasformazione.
Quindi nessuna sentenza o decisione ma dialogo. Dialogo alla presenza di un facilitatore senza poteri decisionali che aiuti le parti in conflitto a confrontarsi.
Le persone prive di delegati sono “costrette” a parlare tra di loro, capire il perchè del conflitto e le eventuali cause che lo hanno sviluppato.
L’aspetto umano emergerà creando un dialogo che porterà inevitabilmente le parti a cercare una sintonia di accordo.
Esempi:
I punti 3 e 4 sono stati realizzati con successo da varie industrie sia italiane che estere, quali la Ranks Xerox e la Ciba Gegj
Conclusione:
L’Empowerment può realizzarsi soltando dal basso e guidato dagli stessi cittadini. Lo Stato deve impegnarsi soltanto a rimuovere gli ostacoli che possono frenare questo spontaneo movimento.
Per poter combattere la lotta contro la povertà e le disuguaglianza, il sistema ha creato istituzioni globali come la Banca mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, organizzazioni non governative internazionali come OXFAM.
Purtroppo non sono riuscite nel loro intento perchè anche qui il potere viene dall’alto e non dal basso. Difatti gli attori principali di questa battaglia sono diventati i cittadini poveri e i loro governi nazionali.
Infatti, paesi come il Messico, il Brasile, l’India, la Corea del Nord, lo Zimbabwe, il Pakistan, l’Uganda, il Bangladesh e il Ghana, si stanno empowerizzando spontaneamente dal basso senza alcun ostacolo da parte dei loro governi.
Pertanto il binomio per realizzare l’Empowerment è dato da una cittadinanza attiva e da uno Stato efficace.
Concludendo, l’Empowerment permette a gruppi svantaggiati di utilizzare la loro creatività con risorse economiche già a loro disposizione, rimuovendo le barriere burocratiche, ma anche gli stereotipi e i pregiudizi, che sono di ostacolo alla fruizione piena del diritto di reinventare la propria vita.